
Due lunghe telefonate alla vigilia del suo ingresso ufficiale al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti di giovedì 26 marzo. Poi di prima mattina venerdì 27 un incontro faccia a faccia a palazzo Chigi durato poco meno di un’ora. Si è riannodato in fretta il rapporto fra Matteo Renzi e Maurizio Lupi, ma al di là dei rapporti personali fra i due che non hanno certo brillato fino alle dimissioni del ministro Ncd per l’inchiesta di Firenze, i lunghi contatti di questi giorni hanno ragioni meramente professionali. Renzi sta accarezzando l’idea di mettere personalmente mano alle grandi opere di quel ministero. O prolungando l’interim, o comunque commissariando di fatto il ministro che verrà scelto per la successione…Con stupore gli stessi dirigenti del ministero giovedì hanno capito che il premier fa sul serio. Si era lungamente preparato all’incontro con loro, e aveva studiato i dossier. Qualcuno in modo approfondito, perchè ne conosceva i dettagli. Qualcun altro per sommi capi. Ma Renzi non si è fatto mai cogliere impreparato anche quando ha voluto ascoltare da ciascuno cosa faceva e quali erano le urgenze, prendendo diligentemente appunti. Non solo, ma prima di approdare alla sala riunione con i grandi capi del ministero, Renzi si è fatto un giro del palazzo stringendo le mani a usceri, segretarie e impiegati che trovava tentando una operazione simpatia che contribuisce a fare immaginare altre visite prolungate. Il premier è stato ben attento a non preannunciare alcun intendimento del governo nè sugli assetti interni del ministero nè sul programma. In una sola occasione è corso un brivido sulla schiena di alcuni dirigenti. E’ stato quando, nel racvconto di come funzionava il ministero, sono emersi i famosi provveditorati alle opere pubblche. “Quanti sono? Che cosa fanno? Ma servono davveroa qualcosa?”, ha chiesto a raffica il premier. Lasciando l’impressione che proprio da lì possa partire uno snellimento della struttura…