Ero seduto questa mattina negli studi Rai di Agorà, la trasmissione di Rai 3 condotta da Gerry Greco. Era dedicata ai fatti di Parigi e alla grande manifestazione di Parigi. Grandi parolone e l’inevitabile retorica sui valori dell’Occidente, sulla libertà difesa da quella folla, e anche analisi sulla Francia, sull’Europa che si è ritrovata unita, sulla importanza storica di quella marea umana che sfilava.Indipendentemente dal valore degli ospiti (da Giorgio Tonini a Lara Comi, da Barbara Saltamartini a Diego Fusaro, Laura Ravetto, e tanti altri) e dalla trama del programma televisivo, esaurita la retorica, in men che non si dica si è sprofondati nel dibattito 80 euro sì/80 euro no, job act sì/job act no, Quirinale sì, quirinale no, “noi di Forza Italia”, “Noi della Lega Nord”, “Noi del Pd”. La sensazione amara che mi è rimasta e che ho tentato di spiegare frettolosamente nei pochi secondi concessimi a fine trasmissione è che se ricomincia tutto così, quella sfilata di Parigi ben poco inciderà sulla nostra storia. Resterà una foto-opportunity, anzi un selfie-opportunity di leader europei bolsi e invecchiati con le loro politiche e i loro egoismi, accorsi nella capitale francese più per quello scatto con alle spalle folle oceaniche che con la responsabilità di avere colto un momento drammatico e particolare della storia del mondo. Se è così- e quei segnali nello studio di Agorà fan disperare- allora hanno vinto gli Cherif e i Coulibaly…
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